Quello dello smart working – o, come viene definito in Italia, lavoro agile – è un modello organizzativo di lavoro che, tanto in condizioni normali quanto in situazioni di emergenza, può dare validi risultati in termini di produttività. Anche in Italia, il modello dello smart work si sta diffondendo, favorito da situazioni contingenti e dalla diffusione di forme di lavoro flessibili. Ma che cos’è lo smart working e qual è la migliore strategia per metterlo in pratica? In questa guida allo smart working cercheremo di dare la risposta a questi interrogativi.
Smart working: il lavoro agile che aiuta nella produttività
Tendenzialmente, quando si parla di smart working si pensa al libero professionista che lavora autonomamente da casa. La formula dello smart worker – come si chiama il lavoratore che opera in regime di lavoro agile – è, invece, più profonda e interessante. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, fornisce questa definizione di smart working:
«Lo smart working (o lavoro agile) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorirne la crescita della sua produttività».
La definizione di lavoro agile, dunque, illustra questa strategia come una formula di lavoro che conferisce autonomia di scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti di lavoro, a fronte di una maggiore responsabilità sui risultati. In altre parole, il lavoratore agile non è semplicemente colui il quale lavora da casa. Piuttosto, privato dei vincoli tradizionali del rapporto azienda-lavoratore, lo smart worker decide autonomamente dove e quando lavorare, al fine di raggiungere un obiettivo fissato di comune accordo. Ovviamente, per raggiungere questo risultato non è sufficiente trasferire sul lavoratore le responsabilità di un risultato, lasciando libero di lavorare dove e quando lo ritiene necessario. Per poter adottare in maniera efficace lo smart working, infatti, è necessario ripensare non solo alle modalità, ma all’intera organizzazione di lavoro.
La differenza fra smart working e telelavoro
Un fraintendimento molto comunque, poi, è quello che si crea fra smart working e telelavoro. Quest’ultima, infatti, è una modalità di lavoro introdotta in Italia da almeno un ventennio, caratterizzata da una diversa concezione del lavoro. Nel caso del telelavoro, a differenza del lavoro agile, si definiscono le modalità di lavoro a distanza. Viene a mancare, pertanto, quel principio di flessibilità che caratterizza l’opera dello smart worker e, di conseguenza, la responsabilizzazione che ne deriva.
L’identikit dello smart worker italiano
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, attualmente sono al lavoro circa 480 mila smart worker italiani. Circa il 76% di essi sono uomini e, per il 50% hanno un’età compresa fra i 38 e i 58 anni. Dal punto di vista geografico, essi sono collocati per almeno il 48% nel nord-ovest del paese.
Non è solo l’aspetto demografico a rendere interessante questa modalità di lavoro. Anche il livello di soddisfazione del lavoratore, infatti, è un parametro molto importante per giudicare questa forma di lavoro. Il 39% dei lavoratori agili, infatti, si definisce totalmente soddisfatto della propria posizione lavorativa, quasi il doppio dei lavoratori tradizionali, che si fermano al 18% del totale. Grazie allo smart work, inoltre, sembrano migliorare anche i rapporti interpersonali fra colleghi: il 40% dei lavoratori agili, infatti, si dice soddisfatto dei propri colleghi, a fronte del 23% dei lavoratori tradizionali.
I vantaggi dello smart working
È evidente, comunque, che la diffusione del lavoro agile, in primo luogo, è determinata dai vantaggi che questa modalità di lavoro può apportare al ciclo produttivo. In effetti, i vantaggi dello smart working sono numerosi e misurabili.
In primo luogo, il livello di soddisfazione del lavoratore: lavorare in smart working, per esempio, comporta una riduzione dei tempi di spostamento. Se un lavoratore, tra andata e ritorno, impiega ogni giorno anche solo 15 minuti, in capo ad un anno composto da circa 250 giornate lavorative, si possono arrivare a risparmiare fino a 60 ore lavorative. Tempo che, chiaramente, può essere dedicato ad altre attività, non necessariamente lavorative. Questo, poi, comporta vantaggi connessi come la riduzione del traffico e, quindi, dell’inquinamento atmosferico.
Il vantaggio, però, si misura anche in altri ambiti. In particolare, per quanto riguarda la produttività. Il lavoratore, potendo gestire liberamente il proprio tempo e avendo come unico obiettivo quello del risultato concordato con l’azienda, ha la possibilità di lavorare nei momenti di maggiore produttività. Questo, secondo le stime dell’Osservatorio Smart Working può comportare un incremento della produttività di ciascun lavoratore pari al 15%. Inoltre, poiché per lavorare in smart working sono necessarie nuove tecnologie, favorisce anche lo sviluppo di nuove competenze del lavoratore stesso.
Come abilitare lo smart working in un’azienda
Lo smart working, come forse qualcuno avrà già intuito, è figlio delle tecnologie digitali, che sono qui espresse ai loro massimi livelli al fine di garantire la massima produttività di ciascun lavoratore. Per abilitare lo smart working, evidentemente, sono necessari device adatti, come computer portatili o smartphone adeguati allo scopo. Questi, poi, devono essere dotati di strumenti cosiddetti di social collaboration: si tratta di piattaforme che, sulla falsariga di qualsiasi social network, integrano strumenti di instant messaging e webconference, per le comunicazioni di servizio. Accanto a questi, poi, i lavoratori agili devono essere dotati di strumenti che abilitano al lavoro di squadra: si tratta, cioè, di strumenti che consentono il lavoro di squadra, anche a distanza. Infine, l’ultimo tema – non per questo meno importante – è quello che riguarda la sicurezza dei dati: fra le altre cose, infatti, è necessario prevedere sistemi che tutelino la riservatezza di dati sensibili, secondo quanto previsto dalle leggi vigenti.
A questo punto, dovreste essere pronti per lo smart working. Ricordate però, non esiste azienda che, prima di accedere al lavoro agile, non abbia prima rivisitato profondamente la propria organizzazione interna, adottando strumenti per rendere più semplice il lavoro. Un software gestionale, per esempio, è un buon inizio per semplificare la gestione interna del lavoro, lasciando altro tempo al resto delle attività.